La scelta del portinnesto

È solo grazie all’innesto della vite europea sulla vite americana, resistente alla fillossera, che la viticoltura ha continuato a esistere e svilupparsi. È un dato di fatto che un portinnesto sia indispensabile, ma più difficile è decidere quale portinnesto sia il più adatto al nostro vigneto.

Fino a non moltissimi anni fa, la scelta del portinnesto passava decisamente in secondo piano. Le aziende non si ponevano il problema, accettando di buon grado quanto il vivaista proponeva loro portinnesti il cui attecchimento in vivaio era particolarmente buono, lasciando ampia diffusione a portinnesti come il Kober 5BB, oggigiorno bistrattato, semplicemente perché negli anni passati è stato impiantato anche in terreni a lui non conformi, creando ovviamente problemi. Si tratta, comunque, di un ottimo portinnesto che va rivalutato, e che risulta particolarmente idoneo in combinazione con alcune varietà, tipo il Moscato bianco, accentuandone i profumi poiché favorisce l’accumulo dei terpeni.
Oggigiorno il viticoltore, sia per suo interesse personale che sollecitato dal proprio tecnico di vigneto, pone maggiore attenzione alla scelta del portinnesto, valutato in base ad una preventiva analisi del terreno del sito d’impianto.

La gamma dei portinnesti

La gamma dei portinnesti a disposizione del viticoltore è ampia, anche se la rosa di quelli maggiormente utilizzati dalla vivaistica è più ristretta; nulla toglie che, con preventiva prenotazione alcuni mesi prima dell’innesto, anche i portinnesti meno utilizzati, se utili all’impianto, possano essere scelti dal viticoltore.
Ovviamente l’esperienza del viticoltore può sancire o meno l’effettiva validità di un portinnesto di cui, soprattutto se poco diffuso, si conoscono solo le informazioni di base, che vanno comunque applicate allo specifico contesto di un vigneto. Le interazioni fra portinnesto, clima, vitigno, terreno e tecniche colturali sono ancora poco chiare e poco documentate. La scelta del portinnesto giusto è quindi difficile: in genere si procede scartando quelli sicuramente poco adatti e valutando le varietà che maggiormente si avvicinano alle nostre esigenze. Fortunatamente, le caratteristiche colturali di molte varietà di portinnesto sono molto elastiche, tendenzialmente adattabili, mitigando così eventuali errori di valutazione.
Ogni viticoltore dovrà in merito, conoscendo i suoi terreni, farsi le opportune esperienze: trarre informazioni dai vigneti molto vecchi presenti nella zona è difficile, poiché raramente si riesce ad identificare con sicurezza il portinnesto utilizzato; si consiglia in genere di adottare anche più di un portinnesto, giustamente, posizionandoli in base alla giacitura del pezzo (alta collina, fondovalle, etc.), o alla eventuale variazione fisico-chimica delle diverse aree del terreno.

I criteri di valutazione dei portinnesti

Uno dei principali criteri di valutazione risulta essere la vigoria del portinnesto, che deve essere valutata:
a) in base alla vigoria della varietà europea (per varietà tendenzialmente vigorose sono necessari portinnesti più deboli)
b) in base al sesto di impianto (se si adottano sesti molto stretti la vigoria deve essere contenuta, altrimenti il vigneto diventa ingestibile)
c) in base al prodotto finale: se vogliamo fare qualità contenendo la produzione sarà opportuno scegliere portinnesti deboli, così da facilitare anche eventuali operazioni di diradamento

Usare più portinnesti può risultare utile anche enologicamente: si otterranno uve con una composizione più equilibrata nel quadro acido, nell’accumulo zuccherino, degli aromi, dei polifenoli.

Come ribadito anche nella scelta del clone della varietà europea, e soprattutto in una gestione aziendale diretta della vinificazione, imbottigliamento e vendita, è quanto mai opportuno diversificare sia nella scelta dei cloni che dei portinnesti utilizzati: in questo modo i prodotti ottenuti ne saranno ampiamente arricchiti. Ovviamente, in caso di conferimento delle uve in grandi masse (es. Cantina sociale), questi aspetti risultano meno importanti, anche se, recentemente, molte cantine hanno avviato una politica della qualità, scegliendo vigneti particolarmente interessanti, seguendoli agronomicamente, le cui uve vengono selezionate e vinificate separatamente.

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