Vitigno Uva rara

vitigno Uva rara vitigno Uva rara vitigno Uva rara

Bonarda di Cavaglià, di Gattinara o semplicemente Bonarda (nel Canavese, Biellese e Vercellese), Balsamina o Balsamea nera (nell’Astigiano), Rairone (nel Vogherese). Non va confusa con la Bonarda (piemontese) né con la Croatina, chiamata Bonarda sui Colli Astigiani, nel Tortonese, nell’Oltrepò Pavese e nel Piacentino.

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA
Coltivata nel Canavese Orientale e sulle colline Biellesi, nell’Alto Vercellese e Novarese, nel Tortonese e piuttosto intensamente nell’Oltrepò Pavese, è sporadicamente presente nell’Astigiano e in altre aree della provincia di Torino.

CARATTERI MORFOLOGICI
Germoglio: apice molto cotonoso, bianco con orli appena rosati. Foglioline apicali (da 1 a 3) spiegate, di colore bianco giallastro con lievissime sfumature bronzate, inferiormente molto cotonose. Foglioline basali (4-5) spiegate a margini revoluti, di colore giallo dorato, inferiormente cotonose. Tralcio erbaceo con tratto apicale curvo a pastorale.
Foglia adulta: grande, pentagonale con lobo mediano spesso allungato, quinquelobata (ma più spesso epta o enalobate le foglie della base del tralcio), con seni grandi e profondi; seno peziolare chiuso, con base a U+V e forma a lira, spesso con dente; seni laterali superiori ampi, a lira, talora con un dente; seni laterali inferiori ad U più o meno profondi. Superficie del lembo bollosa con nervatura principale mediana spesso ginocchiata, di colore verde giallastro con base delle nervature rosata; lembo a profilo piano o a coppa con margini revoluti, superiormente aracnoideo, inferiormente cotonoso con nervature vellutate. Denti mediamente pronunciati, a base larga e margini misti, generalmente rettilinei, talora da un lato concavi dall’altro convessi o convessi.
Grappolo a maturità: di dimensione variabile ma generalmente di media grandezza, conico, spesso troncato, piuttosto breve, molto spargolo; peduncolo di media lunghezza, di colore verde chiaro giallastro, talora sfumato di rosso come il rachide, tendente a disarticolarsi.
Acino: medio-grande (2,6 g), sferoidale o leggermente appiattito (d.e./d.l. = 0,99), con buccia mediamente pruinosa, di colore blu scuro; sapore particolare, gradevole al palato; pedicelli di colore rosso violaceo come il cercine.

FENOLOGIA
Germogliamento: medio-tardivo (tra la seconda e la terza decade di aprile).
Fioritura: media epoca (tra la prima e la seconda decade di giugno).
Invaiatura: medio-tardiva (dopo la metà di agosto).
Maturazione dell’uva: media epoca o medio-tardiva (prima decade di ottobre).

ATTITUDINI COLTURALI E UTILIZZAZIONE
Vigoria: da media a elevata; i tralci, dal grande sviluppo, hanno internodi piuttosto lunghi.
Fertilità e produzione: di fertilità media, la produzione può essere talora penalizzata da colatura accentuata, che rende inconsistenti i grappoli già normalmente spargoli; femminelle generalmente fertili.
Allevamento e potatura: l’Uva rara è coltivata in Piemonte con sistemi espansi che prevedono più capi a frutto su cordoni permanenti (ad esempio pergole), ma si adatta anche alla controspalliera, meglio con una potatura lunga o mista.
Comportamento alla moltiplicazione: buono, ma generalmente inferiore ad altri vitigni piemontesi; è preferibile utilizzare portinnesti poco vigorosi.
Suscettibilità ad avversità e fitopatie: l’andamento climatico al momento della fioritura può penalizzare fortemente l’Uva rara per la sua predisposizione alla colatura, che determina alternanza di produzione; risulta meno tollerante nei confronti dell’oidio, ma in compenso il grappolo, molto spargolo, difficilmente viene danneggiato da muffa grigia e marciume acido anche in fruttaio.
Attitudini enologiche: da sempre considerata eccellente uva da mensa (e da serbo) per l’elevato contenuto zuccherino e la moderata acidità, raramente l’Uva rara in Piemonte viene vinificata in purezza, bensì in unione con altre uve locali, conferendo al vino un colore dai riflessi violacei, un profumo particolare e, pur in assenza di tannicità, un retrogusto amarognolo tipico. In provincia di Pavia serve in purezza o in uvaggio alla produzione di rossi (un tempo anche di rosati) di pronta beva, fermi o frizzanti.

Testi e immagini sono tratti da “Quaderni della Regione Piemonte”, Regione Piemonte – Assessorato all’Agricoltura

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