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Come combattere la muffa grigia o botrite

Il ciclo del fungo

La Botrytis cinerea – muffa grigia o botrite – è un fungo parassita aerobico, cioè che si sviluppa in presenza di ossigeno, e polifago, cioè che può attaccare piante diverse, infatti colpisce diverse altre specie oltre alla vite, attaccando principalmente i frutti, ma a volte anche germogli e foglie. Un ripasso del ciclo biologico della Botrytis cinerea sarà utile a comprendere meglio le strategie di lotta da adottare.
Le infezioni avvengono ad opera dei conìdi, cellule tondeggianti disperse per mezzo di vento e acqua che attraverso un organo appressorio si fissano sulla superficie del vegetale; quando l’umidità raggiunge o supera il valore del 90% producono un promicelio da cui si sviluppano le ife (cellule filamentose) responsabili “dell’invasione” dei tessuti che avviene normalmente attraverso ferite e lesioni ma che in alcuni casi avviene in modo attivo mediante digestione chimica delle pareti cellulari della buccia. Si possono avere infezioni dai 5°C fino ai 30°C ma la temperatura ottima per l’accrescimento del fungo è tra i 18°C e i 25°C. Al termine del periodo d’incubazione la superficie delle zone colpite è coperta dalla tipica muffa grigia che non è altro che l’insieme di conidi e conidiofori (cioè le parti del fungo che portano i conidi). Il fungo sverna sotto forma di micelio diffuso sugli organi attaccati, o attraverso particolari organi di “sopravvivenza”, gli sclerozi, visibili come macchie nerastre sui tralci dell’anno. Da essi a primavera si sviluppa la forma conidica dalla quale riparte il ciclo biologico.
Nelle annate con primavere ed estati molto piovose, la muffa grigia può provocare danni ingenti, soprattutto dove si lavora con l’obiettivo della qualità. Un attacco di Botrytis cinerea può ridurre la produzione in termini di peso ma, ancora peggio, può rendere difficoltoso il processo di vinificazione, generare odori anomali e danneggiare la serbevolezza dei vini nel tempo, a causa della presenza nelle uve ammuffite di laccasi, enzima ossidativo dei polifenoli.

La lotta indiretta

Com’è risaputo la muffa grigia è una malattia che richiede una strategia di tipo preventivo. Ove si riscontrano attacchi costanti negli anni una buona strategia può essere la riduzione della vigoria del ceppo ed una gestione del verde tale da consentire un arieggiamento ottimale della fascia grappoli. Alcune scelte si possono già fare in fase di pre-impianto (scelta delle varietà più adatte in funzione del tipo di terreno, giacitura ed esposizione, scelta di forma di allevamento, sesto d’impianto, portinnesto e clone che consentano di contenere più facilmente il vigore delle piante).
Quando non si ha la possibilità di intervenire in fase di progettazione dell’impianto allora ci si potrà avvalere di una serie di pratiche colturali quali per esempio la riduzione significativa dell’apporto di azoto nella concimazione, e contemporaneamente si potrà favorire un inerbimento permanente o stagionale e controllato nell’interfila allo scopo di creare competizione per acqua ed elementi nutritivi e facilitare lo sviluppo equilibrato della vegetazione. Altro importante fattore che ci consente di controllare gli attacchi di botrite è la corretta gestione della chioma, con opportune cimature e con sfogliature precoci e moderate della zona dei grappoli. Non ci soffermiamo sugli effetti della sfogliatura in quanto se ne è già parlato di recente (Vignaioli Piemontesi n. 4, maggio 2005).

tab-botriteLa lotta chimica

La lotta chimica alla botrite è consigliata quando non sono sufficienti i metodi di lotta indiretta o nel caso ci si trovi a dover affrontare condizioni climatiche particolarmente avverse. I trattamenti chimici normalmente effettuati possono essere 1 o 2 a seconda delle situazioni: il primo trattamento si consiglia in pre-chiusura del grappolo (fase B, fine giugno-primi di luglio) e meglio si addice alle varietà precoci ed a grappolo serrato (Moscato, Brachetto, Chardonnay, Pinot), o, per tutte le varietà, nel caso di primavera piovosa e fioritura rallentata. In effetti quando il fiore rimane a lungo “incappucciato”, come talvolta accade, si creano facilmente focolai di botrite. Tradizionalmente la seconda epoca di trattamento è la piena invaiatura (fase C) tuttavia, per le varietà più tardive come la Barbera, negli ultimi anni si sono ottenuti buoni risultati posticipando il trattamento di alcuni giorni, intervenendo cioè a 30-35 giorni prima della ipotetica data di vendemmia (fase D).
Botrytis cinerea è un fungo con elevata capacità di sviluppare ceppi resistenti ai princìpi attivi impiegati pertanto si ricorda di non utilizzare prodotti aventi lo stesso meccanismo d’azione per più di una volta all’anno.

La lotta biologica

Dopo alcune esperienze dall’esito controverso con il fungo antagonista Trichoderma viride, l’anno scorso la ditta neozelandese Botryzen Ltd. ha messo sul mercato un nuovo prodotto contenente spore di Ulocladium oudemansii, che è un fungo antagonista di Botrytis cinerea. Il prodotto si presenta sotto forma di sospensione concentrata (pasta) ed è commercializzato in Italia dalla ditta Agrimix.
Ulocladium oudemansii, quando viene distribuito sulla vegetazione colonizza e occupa aggressivamente la spazio occupato dalla botrite, entrando in competizione fisica con essa fino a farla soccombere. Nelle zone a bassa pressione della malattia così come sulle varietà più resistenti sono consigliati due trattamenti da effettuarsi al 5% e al 90% della fioritura (dose consigliata 4 Kg/ha), nel caso di forte pressione e di varietà particolarmente sensibili si aggiungono altri due trattamenti da posizionare in accrescimento acini e in prechiusura del grappolo (dose consigliata 6,4 Kg/ha).
I primi due trattamenti sono importanti per una buona colonizzazione dell’Ulocladium che si fissa sui residui fiorali e comincia a svilupparsi colonizzando i tessuti. Condizioni ottimali per un buon insediamento del fungo antagonista sono temperature tra 12°C e 25°C e umidità di sera e mattina. Il prodotto ha ottenuto validi risultati in Nuova Zelanda, mentre non siamo attualmente a conoscenza della sua efficacia nei nostri ambienti.

Gabriella Valota – Vignaioli Piemontesi

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