Questo problema non va minimizzato, ma si può ridurre, utilizzando un inerbimento artificiale basato su specie a bassa competitività, per lo più graminacee, che d’estate vanno in riposo, quindi smettono di vegetare (diventano “gialle”) e non competono per l’uso dell’acqua, contrariamente ad alcune specie spontanee come, ad esempio, la gramigna. In particolare alcune specie e varietà di Festuca hanno questa prerogativa. Sono in genere erbe originarie delle steppe e dei climi aridi, che hanno sviluppato questo particolare adattamento all’ambiente.
Per l’inerbimento del vigneto a rischio siccità si usano in genere Festuca rubra, Festuca ovina e Festuca longifolia. La Festuca arundinacea, al contrario, molto competitiva, si utilizza in terreni freschi e fertili, come regolatore dell’eccesso di vigore della vite. Il problema delle festuche a bassa competitività è che sono molto lente ad affermarsi ed esistono rischi di un insuccesso dopo la semina. Ma, una volta insediate, formano cespi talmente compatti che non consentono ad altre erbe di svilupparsi.
E’ quindi molto importante seguire un protocollo di semina e di gestione dell’inerbimento molto accurato, che favorisca queste specie. Normalmente si semina un miscuglio, in cui sono presenti altre graminacee, come Lolium italicum, a più rapido insediamento che consentono di occupare prima lo spazio per poi cedere il passo alle festuche, che sono più longeve, e talvolta leguminose come varie specie di trifoglio. Esistono anche varietà di Festuca longifolia tolleranti al Glyfosate: per queste si può aiutare in modo significativo l’insediamento e la manutenzione con un diserbo a basso dosaggio. Di norma la semina va fatta in autunno, per sfruttare la stagione più umida per il germogliamento e le prime fasi della crescita.
Per evitare eccessivo calpestio del seminato si può seminare a filari alterni e passare con i trattori, in una prima fase, solo sulla metà non seminata (lavorata, o meglio lasciata con inerbimento naturale fino all’estate successiva). In seguito, dopo la formazione del cotico erboso, il passaggio sarà limitato, al contrario, alla metà inerbita, limitando così la compattazione del suolo. Infine si può decidere se completare l’inerbimento aritificiale, o lasciarlo a filari alterni: una tecnica, quest’ultima, che consente in molti casi di sfruttare i vantaggi dell’inerbimento senza troppi rischi di competizione, e che pertanto si va ampiamente diffondendo in molte zone viticole.
Maurizio Gily