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Stefano Ricagno, Consorzio Asti: «Biologico e zonazione vigneti»

Il vicepresidente di Vignaioli Piemontesi Stefano Ricagno è appena stato eletto vicepresidente senior del Consorzio per la tutela dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti Docg. Affiancherà il nuovo presidente Lorenzo Barbero.

41 anni, laureato in Viticoltura ed Enologia all’Università di Torino, un Master in Wine Business Management all’Università MIB di Trieste, Ricagno è la sesta generazione di viticoltori nel territorio dell’Alto Monferrato da cui è partito il progetto di Cuvage, azienda leader nella produzione di Spumante Metodo Classico e Metodo Martinotti di cui oggi è direttore. È anche presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Alessandria, vicepresidente di Confindustria Giovani Piemonte e consigliere del Consorzio della Barbera d’Asti.

Quali sono le prime azioni che farà il nuovo Consiglio di Amministrazione del Consorzio dell’Asti?

Saranno tutte azioni in linea con le attività già avviate dalla presidenza di Romano Dogliotti. Un programma di continuità per consolidare la tutela e la valorizzazione delle Docg Asti e Moscato d’Asti in Italia e all’estero. Di nuovo, inizieremo un progetto di sostenibilità ambientale della denominazione: oggi sono 250 gli ettari coltivati in biologico, vorremmo raddoppiare e arrivare tra tre anni ad avere un 20% in più di vigneti in produzione biologica. I consumatori sono sempre più attenti e sensibili a questo argomento, e il Consorzio deve fare da guida. Un’altra novità è il logo della denominazione sulla fascetta che sarà una protezione in più per le falsificazioni. Stiamo, infine, facendo alcune modifiche al disciplinare per avere regole più moderne. Un esempio? È stata cancellata la regola che per fare l’Asti devi avere un marchio di proprietà. Era un retaggio tutto piemontese e oggi servono segnali di apertura.

I numeri parlano di una buona tenuta 2020 dei numeri dell’Asti e ottima del Moscato d’Asti, nonostante l’emergenza Covid-19. È andata bene soprattutto sul mercato Usa. Cosa farà il Consorzio alla voce promozione?

Abbiamo avuto una crescita importante del Moscato d’Asti sul mercato americano, non solo in termini di bottiglie – 27 milioni – ma anche di valore. Ci sono aziende che, negli anni, hanno investito molto in promozione e comunicazione, e oggi siamo nel punto più alto della Piramide. Dobbiamo continuare a investire e se non riusciamo ad andare direttamente, le pr vanno avanti. Non sono negli Stati Uniti: la promozione delle Docg deve continuare anche sui nostri mercati più importanti, dal Nord Europa alla Russia, fino in Cina. In questa campagna dobbiamo includere anche l’Asti Metodo Classico, l’Asti Metodo Martinotti con diversi residui zuccherini e il Canelli che è in una fase di transizione per diventare una docg indipendente e posizionarsi nel punto più alto della denominazione. L’estero senza dimenticare casa nostra: bisogna continuare a puntare sul mercato italiano anche nei prossimi anni. Abbiamo giù un accordo con lo chef Alessandro Borghese: insieme a lui, raccontiamo non solo il Moscato d’Asti e l’Asti, ma un territorio. Abbinamenti, cibi, persone, luoghi, tutto quello che c’è. Partiamo avvantaggiati perché la nostra è una denominazione conosciuta, dobbiamo valorizzarla.

Un sogno che vorrebbe vedere realizzato al termine del suo mandato.

Il mio sogno è di vedere realizzata la mappatura dei vigneti perché sarà la base di partenza per ricreare l’orgoglio di questo territorio. Ce lo meritiamo!

Il nuovo Cda del Consorzio dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti Docg8

 

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