Il vino era il suo mondo. Veniva infatti da una famiglia che aveva legato alla vite e al vino anche nel passato fortune e progetti. Anche se aveva lavorato a fondo con e per il Barbaresco e il Barolo, il suo cuore batteva in particolare per il Moscato. Era l’uva e il vino delle sue origini e li portava sempre nel cuore, oltre che nella mente e nei pensieri.
Era rigoroso prima di tutto con sé e poi con gli altri. Così è stato nella vita di tutti i giorni, nella sua professione e anche quando ha ricoperto ruoli istituzionali, come quella presidenza del Consorzio del Barolo e del Barbaresco, che era coincisa proprio con quello scandalo del metanolo che lui sentiva come un tradimento, per sé, per la sua terra e per la storia di questo mondo speciale.
Al vino ha dedicato la vita, prima come responsabile della Casa Vinicola Bonardi, la grande firma del vino albese degli anni Quaranta e Cinquanta, poi come contitolare della Prunotto e, infine, come anima di Poderi Colla, costruita con il fratello Tino e la figlia Federica per dare continuità alle ambizioni e alle opere di famiglia.
Gli ultimi anni sono stati difficili, per via di quei problemi alla vista che non gli consentivano di essere autonomo come avrebbe voluto. Ma – nonostante tutto – la sua presenza a Cascina Drago, la sede di Poderi Colla, era una costante che rendeva orgoglioso lui e felice tutta la famiglia.
Giancarlo Montaldo